venerdì 15 febbraio 2013

Affamati di energia

Ho la sensazione che la questione energetica stia tornando d'attualità, e lo sarà sempre di più col trascorrere del tempo. Ripubblico pertanto un articolo del 4 maggio 2011. A sollevare la questione quella volta fu il professor Franco Battaglia, nel corso di una puntata di Annozero, condotta a suo tempo da Michele Santoro. Il professor Battaglia si fece così conoscere al grande pubblico, diventando noto per il principio - che forse molti hanno dimenticato - secondo il quale in natura non esiste nulla di gratuito, e che l'unica energia a costo zero è quella che proviene dal risparmio energetico.



"Dopo quello che è successo in Giappone, il mondo si sta interrogando sul nucleare sì, nucleare no. E un mio post del 2007, che trattava di tale argomento, ha segnato nei giorni scorsi il record dei visitatori. A fargli conquistare la palma d'oro è stata sicuramente la puntata di Annozero del 28 aprile 2011. Argomento clou di quella sera deve essere stato quello dell'energia, con ospite principale il professor Franco Battaglia, in qualità di esperto in materia. Come per molti, anche per me il Professore era stato un emerito sconosciuto fino al 15 marzo 2007, e cioè fino a quando scrissi il post dal titolo La chimera energia verde, nel quale parlavo diffusamente di lui.
Nel programma televisivo di giovedì scorso s'era appunto dibattuto su nucleare sì, nucleare no, tema molto in voga di questi tempi, amplificato qui in Italia dal messaggio ministeriale trasmesso tempo addietro dalla radiotelevisione: "E voi cosa ne pensate del nucleare?"
Potrà sembrare strano che in un blog letterario si parli di argomenti scientifici, ma è anche un modo per ricordare ancora una volta Marcello, alias Sarcastycon. Egli era infatti grande esperto in materia di energia dal nucleare, scrivendo su di essa in varie occasioni, da vero esperto. Il suo studio migliore è un saggio pubblicato in un post suddiviso in quattro parti, dal titolo: Nucleare? Sì grazie, così ripartito:
Prima parte Nucleare? Sì grazie (parte 1°, sintetica ambientazione politica del problema)

Seconda parte: Nucleare? Sì grazie (parte 2°, cos'è la fissione nucleare)
Terza parte La Fusione (Un ottimo riassunto di studi, un ottimo avvio iniziale per chi intenda addentrarsi nella materia)

Quarta parte Il confinamento magnetico (Eccellente studio chiaro e sintetico sulla reazione di fusione Deuterio Trizio, facilmente comprensibile anche dai non addetti ai lavori)

Favorevole al nucleare, Marcello ne spiegò i motivi nel saggio. Analoghi motivi li aveva indicati il professor Franco Battaglia nella trasmissione di quel mio post. In pratica, per entrambi è l'unico mezzzo, allo stato attuale delle cose, per soddisfare la crescente domanda di energia elettrica dell'Italia. Le tesi del Professore, che aveva portato quel giorno in quella radio privata, mi avevano convinto della validità e bontà delle sue idee sul nucleare, bistrattandola come illusoria l'energia prodotta dall'etanolo, dal fotovoltaico e dal solare termodinamico.

Il professor Franco Battaglia è Docente di Chimica dell'Ambiente presso l' Università di Modena, e, con altri scienziati - tutta gente che la sà lunga in tema di energia - nel 2001 aveva fondato il Gruppo Galileo, presente in rete col sito Galileo 2001, del cui Gruppo è qui consultabile il Manifesto.

In quest'altro videodibattito il professor Franco Battaglia spiega in un breve confronto perche' l'energia solare non ha in realta' futuro. Il motivo e' molto

semplice: con le tecnologie eoliche o fotovoltaiche quando non brilla il sole o non soffia il vento non vi e' produzione di elettricita' e quindi bisogna comunque installare la potenza elettrica convenzionale. Le fonti solari permettono soltanto di risparmiare poco combustibile convenzionale o nucleare a costi altissimi e non aggiungendo di fatto potenza al sistema elettrico.


Qui l'intervista di Legno Storto, del 26 marzo 2011, di Giuseppe Filipponi, al presidente di Galileo 2001, professor R.A. Ricci, su "I danni dei media superiori a quelli delle radiazioni di Fukushima".
In questa intervista, fatta il 28 aprile 2011 via mail da Luigi Mauro, il prof Battaglia spiega perchè - secondo lui - seguire l'ideologia ambientalista sarà disastroso. E i motivi sono sempre gli stessi che aveva prospettato quattro anni fa. Eccone alcuni di allora.
In Francia ci sono 58 centrali termonucleari, e noi, che nel 1987 avevamo rinunciato al nucleare domestico a causa del noto referendum, siamo però circondati da esse.

Era intenzione dell'allora nostro governo di convertire il 10% degli allora consumi di benzina derivante dal petrolio, in benzina ricavata dal mais di produzione nostrana. Ma per produrre tale quantitativo di benzina all'etanolo,
come sarebbe stato nelle intenzioni dell'allora ministro dell'Ambiente, si sarebbero dovute radere al suolo tutte le città esistenti in pianura padana e mettere tutta quell'area a produrre intensivamente mais.

Ma c'era di più, che la diceva assai lunga sulla validità di tale proposta. Da rigorosi calcoli matematici, fatti dal gruppo di scienziati di Galileo2001, era emerso che, per ricavare tale benzina dal mais, ci sarebbe voluta altrettanta energia pari a quella che se ne sarebbe ricavata!

In tema di energia fotovoltaica, sulla quale sembrava ci fosse stato un particolare innamoramento di quell'ex ministro, pare che i conti non quadrassero minimamente, e due blogger lo avevano dimostrato, conti alla mano. Peccato che nel frattempo i due blog sono stati chiusi, e quei dati non sono più reperibili.
Consiglio inoltre la lettura di tre saggi scritti dal professor Franco Battaglia, dal sito Galileo2001, dai titoli:
- Il grande bluff sull'energia solare (vedi YouTube di cui sopra)
- Se Rubbia si arrampica sugli specchi (leggere qua)
in cui si parlava dell'ultima frontiera: il solare termodinamico, del quale mi sembra però di non averne più sentito parlare.

L'ultimo saggio spiegava perchè l'idea non avrebbe avuto successo: con gli impianti messi a punto finora, la resa era del 10 %, massimo 13 %, tutto il resto veniva perso nei vari passaggi di trasformazione, i quali dipendevano, secondo vari gradi di rendimento, da: efficacia degli specchi - efficacia dei fluidi - efficacia termodinamica della trasformazione di calore in elettricità. La dipendenza da tutti questi fattori faceva sì che la resa di quel genere d'impianti sia stata solo di quelle percentuali così basse. In pratica, il gioco non valeva o non vale la candela, perchè, in pratica, per sostituire una centrale elettrica di tipo convenzionale da 1000 MW con una centrale che sfrutti il solare termodinamico, ci vorrebbero 32.000.000 di metriquadrati di specchi (da lavare e lucidare frequentemente, per mantenere al massimo grado la loro efficienza). Ecco perchè il progetto mi pare sia naufragato, nonostante l'allora sponsorizzazione del comico Beppe Grillo, paladino ecologista della prim'ora.
Lancio una provocazione: chi fra tutti i lettori del blog non è ecologista? O lo è meno di loro? Ma si vorrebbe maggiore onestà intellettuale da parte di quegli scienziati che propongono le loro idee per la salvaguardia del mondo. Ad esempio, nella presentazione dell'impianto del solare termodinamico nel febbraio 2007, pubblicato dal Corriere della Sera che conservo ancora, credo non ci sia scritto che per mantene efficiente ed in vita l'impianto sarebbe occorso il supporto di una forte fonte di calore esterna, che sarebbe servita per mantenere il fluido, costituito da sali, ad una temperatura minima costante (giorno e notte) di non meno di 240 gradi, altrimenti i sali sarebbero solidificati e così l'impianto sarebbe saltato rendendosi praticamente inservibile. Trascurando di parlare di questo particolare non indifferente, credo abbia finito col convincere l'allora Ministro preposto della bontà del sua idea, mentre invece l'impianto sarebbe dovuto essere ulteriormente perfezionato, per poter essere veramente economicamente competitivo. Comunque sia andata a finire, la vicenda risale a quattro anni fa, e personalmente non ne ho più seguiti gli sviluppi. Voglio solo sperare che non siano stati costruiti tanti impianti di quel genere, come sarebbe stato nelle intenzioni. E questo almeno finchè l'impianto non sarebbe diventato economicamente valido; continuando quindi nella ricerca di fluidi per l'impianto che non avrebbero necessitato di fonti di calore esterne supplementari.

La mia conclusione personale su questo tema è sempre quella di quattro anni fa, e cioè che in natura non esiste energia gratuita e a zero, o a basso costo. Non sono ancora stati inventati gli amplificatori di energia; esistono solo gli amplificatori di potenza, che però, durante il processo di amplificazione, assorbono ulteriore energia esterna.
L'unica fonte di energia veramente "verde", e a costo zero, è quella che proviene dal "risparmio energetico": lì è tutto gratis e a zero impatto ambientale. Tutto il resto sono illusorie chimere.

A mitigare questo pessimismo vi è una notizia positiva che viene dal mondo dell'economia e che genera ottimismo: Total, forse la più grande compagnia petrolifera del mondo, il 29 aprile ha annunciato il lancio di un'offerta d'acquisto su una quota di maggioranza, il 60%, di SunPower Corp, azienda americana del settore dell'energia solare. L'offerta di Total, da 1,37 miliardi di dollari, rappresenta una delle mosse maggiori mai compiute da un big petrolifero nel campo delle energie rinnovabili. E quando si muovono società di questo calibro, con importi di tale entità, vuol dire che gatta ci cova, e sotto sotto qualcosa si sta muovendo".

Dal Diario del 4 maggio 2011

martedì 5 febbraio 2013

La Vigna di Leonardo


Il volume, di 47 pagine, contiene la storia della Vigna posseduta a Milano da Leonardo da Vinci. L'opera integrale è consultabile al seguente link: Biblioteca Digitale Fermi. Qui cerco solo di creare un interesse per quello che - nonostante il continuo avvicendarsi di vicende belliche in quell'epoca - fu un altro grande secolo per Milano. Il ripensare a quel tempo, fatto di continui alti e bassi, servirà da incoraggiamento per il periodo purtroppo poco roseo che ci aspetta.

Quando, nel gennaio 1920 Luca Beltrami, celebre architetto milanese di quel periodo (nonchè politico e direttore del Corriere per alcuni mesi del 1896, al quale si deve, tra le tante opere di architettura, la ristrutturazione del Castello Sforzesco con ricostruzione quasi integrale della Torre del Filarete, fatta su disegni originali del XVI secolo) seppe delle intenzioni di lottizzare i terreni agricoli di Corso Magenta, si recò sul posto, munito di attrezzatura fotografica, per verificare con i propri occhi - se mai esistesse ancora - lo stato di conservazione della vigna che fu di Leonardo da Vinci, nel periodo in cui visse a Milano. Con immenso stupore la trovò ancora integra, e prima di accomiatarsi dai proprietari, chiese loro il permesso di fotografarla; tre di quelle foto, una è qui di seguito, sono pubblicate nel saggio (le altre due foto sono visibili dal sito Luca Maroni). La vigna era appena stata potata, ma da quell'anno non avrebbe più prodotto alcunchè perchè, alcuni giorni dopo quella visita, i tralci furono sradicati per dar corso alla lottizzazione del terreno. Era una vigna stretta e lunga, di complessive pertiche 15 e 3/4 (8320 metri quadri), come risulta dalle misurazioni e calcoli fatti a più riprese dallo stesso Leonardo, conservati nelle pagine del Codice Atlantico. La vigna era dislocata a metà strada tra la fossa interna e Porta Vercellina, proprio di fianco alla Basilica di Santa Maria delle Grazie, dalla quale distava di pochi metri, aldilà del Corso, che da strada in terreno battuto era stata pavimentata da pochi anni, dopo il 1470, per volere di Galeazzo Maria Sforza, fratello maggiore di Ludovico il Moro, il mecenate di Leonardo da Vinci.


Col senno di poi possiamo affermare senza ombra di dubbio, che chi permise lo sradicamento di quelle viti fù un imprevidente, aveva scarsa passione per la storia, e non sapeva vedere oltre il proprio naso. Quelle viti produrrebbero ancor oggi ottima uva da vino dei tipi Pignolo e Nebbiolo. Provate allora ad immaginate cosa sarebbe stato per Milano avere a ridosso del suo monumento più universalmente conosciuto, il Duomo, un vigneto creato oltre mezzo millennio fa da uno dei massimi geni dell'Umanità. Nei mesi estivi, Leonardo, tra una pausa e l'altra del suo Cenacolo, andava sicuramente a rinfrancarsi sotto il pergolato che vediamo nella foto; nel frattempo, possiamo benissimo supporre pensasse alle modalità con cui portare a termine l'opera, visto che gli si presentarono diverse difficoltà ed è altrettanto facile immaginare meditasse anche su alcune di quelle che furono le sue numerose invenzioni. Le intuizioni a cui si dedicava non avevano ancora nulla di supporto, perchè c'era ancora quasi tutto da inventare. Pensate quindi alle elaborazioni scientifiche che avvennero sotto quel pergolato. Se, quindi, esistesse ancora, non sarebbe forse degno di essere annoverato nel patrimonio mondiale dell'Umanità? Pensando, invece, alla questione in termini strettamente venali, immaginate quanto renderebbe molto di più al Comune di Milano quella vigna, che non l'ICI che ora incassa dai proprietari delle case costruite là dove un tempo c'era la Vigna di Leonardo!


Nata a due passi dal Duomo di Milano, al tempo degli Sforza, la Vigna era giunta intatta e fruttifera fin quasi ai nostri giorni di 92 anni fa; e questo è stato uno dei pregi che l'avevano resa unica e irripetibile. Altra unicità e irripetibilità è che sorgeva a due passi dal monumento più rappresentativo della città in cui si trovava: nel nostro caso il Duomo di Milano.
Il fatto che era nata oltre 500 anni fa, a due passi dal Duomo, e che sia stata proprietà di uno dei più grandi geni dell'Umanità, avrebbe dato una unicità a Milano. In quale altra grande città del mondo potremmo infatti trovare qualcosa del genere? Da notare, poi, che, nel momento in cui la vigna fu estirpata, era ancora perfettamente sana.
Per concludere, Leonardo lasciò poi metà di quella vigna in eredità al suo fido garzone e servitore Gian Giacomo Caprotti da Oreno di Vimercate, già ricordato nel post precedente.

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Ed ora, una ghiotta curiosità per gli amanti di libri e di...panettoni. Nel 2002 in corso Magenta 65 ha aperto la Libreria degli Atellani. I proprietari, certamente appassionati di storia, han voluto aprire lì il loro negozio, perchè quella, nel Quattrocento, era stata la casa di Giacomotto della Tela, scudiero di Ludovico il Moro, dove dimorò Leonardo da Vinci mentre lavorava alla realizzazione dell'Ultima Cena. Ad una famiglia degli Atellani di Corso Magenta è poi legata la storia/leggenda dell'invenzione del Pan de Toni, ovvero il Panettone. Qui, nella versione di Hesperia, un'altra storia legata a quell'invenzione. Versione che però conduce anch'essa a Ludovico il Moro.

Foto in basso: Corso Magenta all'altezza di Santa Maria delle Grazie - da Google Maps  (si noti la pavimentazione della strada: ancora quella dei tempi di Leonardo da Vinci).
 
Dal Diario del 28 dicembre 2011
Aggiornamento del 19 febbraio 2013; qui, fino al 25/2/2013 si parla della riscoperta di un vino derivante da un'uva che aveva rischiato l'estinzione http://www.rai.tv/dl/replaytv/replaytv.html#day=2013-02-18&ch=1&v=181543&vd=2013-02-17&vc=1

domenica 22 novembre 2009

Entanglement

Entanglement: tra fisica, metafisica e deismo.

Sono da sempre indirizzato sulla convinzione che la fisica, per la realtà materiale, la filosofia, con la metafisica, e il deismo, per l’esistenza di Dio e per la coscienza, avessero un substrato condiviso e che, inevitabilmente, alla fine dovessero ritrovare il punto comune da cui erano originate. Una soluzione unica per tutti i nostri problemi esistenziali da quelli della realtà materiale a quelli della coscienza. Una singolarità iniziale che, a seguito del big bang, si era dissociata. L’aspetto più facilmente esaminabile, più facilmente solo per il fatto che ci sono riscontri sperimentali, era ed è quello prettamente della fisica, che passo dopo passo, da quella classica di Galilei e Newton, a quella relativistica di Einstein e a quella quantistica di Planck, ha percorso a ritroso la strada verso l’origine. Per la filosofia e la teologia solo discorsi, solo ipotesi non verificabili, brillanti intuizioni, ma foriere di inconcludenti discussioni, nel migliore dei casi, e, nel il peggiore, di dogmi. Sappiamo molto, anche se non tutto, sull’espansione dell’ universo, ma non conosciamo pressoché niente di come si siano potute propagare la presenza di Dio e della coscienza nell’universo. Quando dico “Dio” intendo un “Quid” non necessariamente identificabile con il concetto classico di divinità religiosa.

La scoperta di una proprietà di alcune particelle, che pur essendo separate fisicamente nello spazio, si autoinfluenzano, cioè modificando lo status di una anche l’altra istantaneamente si modifica, apre nuove prospettive e nuovi orizzonti.

La scoperta era sensazionale, come facevano due particelle, in alcuni esperimenti distanziate anche più di 10 km, ma concettualmente situate in qualsiasi parte dell’universo, a rimanere collegate al punto di reagire istantaneamente alle modificazioni apportate su una sola? Perché questo avvenga l’unica condizione è che siano state generate insieme e poi separate.

Da questo fenomeno è nato il principio di non-località, ossia due particelle, generate contemporaneamente nel solito evento e, in seguito, separate spazialmente, non lo sono per tutte le loro proprietà, ma sono “entangled” tra loro. Entanglement, che potremmo tradurre come intrecciato, è il nome che i fisici danno a questo tipo di fenomeno.

La conseguenza dell’entanglement è che la realtà non è affatto come pensavamo che fosse, noi conoscevamo solo l’ordine espletato e non quello impletato, per usare il linguaggio del fisico Bhom. Le isole di un arcipelago ci appaiono separate in superficie (ordine espletato), ma nella profondità marina appartengono tutte alla stessa piattaforma sommersa (ordine impletato). Noi vediamo la realtà al di sopra della superficie, ma non cosa ci sia sotto.

La spiegazione di questo fenomeno si può capire considerando che le due particelle, ma vale per qualsiasi numero, siano immerse in un campo potenziale la cui caratteristica è l’informazione, ossia ogni elemento appartenente al campo “conosce” la posizione degli altri elementi ed è con essi correlato indipendentemente dalla sua localizzazione. Se consideriamo che, perché ci sia entanglement, occorre che gli elementi siano stati generati insieme e se riteniamo vero che l’universo sia nato con il Big Bang, ne segue che tutto l’universo è entangled. Un enorme campo potenziale in cui tutto è correlato e non localizzato, noi compresi, e quella, che consideriamo la realtà, non è altro che una proiezione visibile di un mondo sommerso. Lo strato più profondo che governerebbe l’universo sarebbe il vuoto quantistico, ossia al di sotto della lunghezza di Planck, in una totale non-località, dove sussiste la base di tutto l’esistente, quello che da Bohm è stato chiamato “prespazio”. Una matrice, atemporale ed aspaziale dove energia e materia si compenetrano in un processo ciclico di collasso ed espanzione.

Questa in sintesi e semplificata al massimo. la teoria di Bohm, fisico e filosofo statunitense padre della teoria dell’ipotesi olografica, le cui argomentazioni permettono di ricondurre il tutto ad un Uno ed intrecciano in modo affascinante fisica, metafisica e deismo.

Il fascino di un’ipotesi.

Avendo come input questa teoria, basata su riscontri fisici sperimentali, non si può non pensare all’inconscio collettivo di Carl Gustav Jung.

« [..Gli archetipi..] al mondo effimero della nostra coscienza essi comunicano una vita psichica sconosciuta, appartenente ad un lontano passato; comunicano lo spirito dei nostri ignoti antenati, il loro modo di pensare e di sentire, il loro modo di sperimentare la vita e il mondo, gli uomini e gli dei »

L'inconscio collettivo è un contenitore universale, cioè la parte dell'inconscio umano che è comune a quello di tutti gli altri esseri umani. In Esso, sono contenuti gli archetipi, cioè le forme o i simboli, che si riscontano in tutte le culture dell’umanità,e quindi potrebbe essere non la mente razionale individuale, ma la Mente Cosmica.

Ed Einstein:

“….E’ certo che alla base di ogni lavoro scientifico un po’ delicato si trova la convinzione, analoga al sentimento religioso, che il mondo è fondato sulla ragione e può essere compreso.Questa convinzione legata al sentimento profondo della esistenza di una Mente Superiore che si manifesta nel mondo della esperienza, costituisce per me l’idea di Dio; in linguaggio corrente si può chiamarla <>”. (Come io vedo il mondo)

Interessante questo passo di John Henry Newman (Londra, 1801 - Edgbaston 1890, teologo, filosofo e cardinale inglese.)

"Non c'è vero allargamento dello spirito se non quando vi è la possibilità di considerare una molteplicità di oggetti da un solo punto di vista e come un tutto; di accordare a ciascuno il suo vero posto in un sistema universale, di comprendere il valore rispettivo di ciascuno e di stabilire i suoi rapporti di differenza nei confronti degli altri(...)

L'intelletto che possiede questa illuminazione autentica non considera mai una porzione dell'immenso oggetto del sapere, senza tener presente che essa ne è solo una piccola parte e senza fare i raccordi e stabilire le relazioni che sono necessarie. Esso fa in modo che ogni dato certo conduca a tutti gli altri. Cerca di comunicare ad ogni parte un riflesso del tutto, a tal punto che questo tutto diviene nel pensiero come una forma che si insinua e si inserisce all'interno delle parti che lo costituiscono e dona a ciascuna il suo significato ben definito". (Dal blog di Anna http://annavercors.splinder.com/) .

Alla luce di quanto su esposto si potrebbe concludere, che nel substrato dell’universo, il campo potenziale, albergano e coincidono tra loro l’energia, la coscienza universale e la Mente Creatrice, ossia il Tutto.

Capisco che, sia per i cattolici, a causa del latente panteismo, che per i laicisti atei , a causa dell’ammissione di una possibile Mente Creatrice, sia una conclusione difficile da metabolizzare, ma a mio parere è un’ipotesi affascinante.

domenica 5 luglio 2009

venerdì 5 giugno 2009

Le Bufale degli ambientalisti

Riporto l'articolo del prof. Antonino Zichichi a proposito della giornata mondiale dell'ambiente.
Dico subito che gli "scienziati" che fanno politica,come lo stesso Zichichi, Rubbia, Montalcini etc.,non rientrano,a mio giudizio, nel clichè del vero scienziato e su certi premi Nobel sarebbe opportuno approfondire i loro meriti. Infatti il loro principale lavoro è ottenere finanziamenti e favori per le loro equipes e non solo.
Cmq. questo articolo di Z. risulta interessante,anche per il riferimento al Cern e al Big bang. Argomento su cui penso di ritornare, perché un miliardesimo di secondo sembra un tempo vicinissimo al Big Bang, ma in effetti non lo è. La parte più complessa della fisica è ben al di sotto di questo tempo, cioè bisogna scendere ad ordini di grandezza del tempo di Planck.
Marcello

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Giornata dell’ambiente: Come combattere l’inquinamento dei catastrofisti.
di Antonino Zichichi

Il 5 giugno è per l'Onu la Giornata mondiale dell'ambiente. Siccome imperversano i catastrofisti è necessario che questa giornata sia dedicata a capire sia le origini dell'inquinamento ambientale sia quello dell'inquinamento culturale. Entrambi minacciano il futuro di noi tutti. Il catastrofismo nasce dall'uso di modelli matematici che diventano pericolosi se chi li elabora non dice cosa è veramente prevedibile e cosa ha invece bisogno di verifiche sperimentali. Per fare le quali non servono né i comitati né i salotti, ma solo ed esclusivamente i laboratori e gli scienziati.

Nei laboratori del Cern a Ginevra studieremo com'era il mondo un decimo di miliardesimo di secondo dopo il Big Bang. La matematica che noi usiamo è simile a quella necessaria per lo studio del Global Warming e dei problemi meteo-climatologici. Ecco perché io posso parlare di questi problemi, lontani dalla mia attività scientifica, ma che per essere descritti hanno bisogno della stessa matematica usata dai catastrofisti. Loro usano un enorme numero di parametri liberi, noi solo uno. Nonostante la superiorità dei nostri modelli matematici facciamo previsioni dicendo che esse debbono essere sottoposte a verifiche sperimentali. Una delle previsioni è l'esistenza del Supermondo. Ma non diciamo: abbiamo un modello matematico rigoroso e siamo sicuri che esiste il Supermondo. Diciamo invece che è necessario fare una serie di esperimenti per sapere se sono vere le nostre previsioni. Per questo abbiamo costruito strumenti potenti e una pista magnetica circolare lunga 27 km. L'ambientalismo dei catastrofisti vuole far credere al grande pubblico che le previsioni dei modelli matematici sono certezze e che può esistere una Scienza interdisciplinare senza essere specialisti nello studio di determinati problemi. Accade che un individuo, sapendo pochissimo di fisica, di chimica e di matematica, diventi specialista in scienze ambientali. La posta in gioco è altissima e sarebbe necessario dar vita a un Progetto mondiale per salvare il mondo dal pericolo di Olocausto ambientale. Questo progetto dovrebbe avere le dimensioni del «Progetto Manhattan», che nella II Guerra mondiale in appena quattro anni ha permesso al mondo libero e democratico di dotarsi delle più potenti tecnologie.

Quello dell'ambiente e della meteo-climatologia è un problema altamente interdisciplinare in cui sono necessari fisici, chimici, matematici di grande valore. Insegna Enrico Fermi - cervello n. 1 del Progetto Manhattan - che la ricerca interdisciplinare nasce dalla collaborazione tra scienziati specialisti in discipline diverse. L'unica strada per battere l'inquinamento culturale dei catastrofisti è portare lo studio dell'ambiente e della difesa delle caratteristiche vitali della Terra, nel cuore della Scienza. L'inquinamento culturale è da tempo che imperversa. Ricordiamo ai lettori più giovani che un terzo di secolo fa era stata prevista la morte del Mediterraneo entro il 2000. In tempi recentissimi i catastrofisti avevano previsto quest'ultimo inverno «sahariano»; e invece si è rivelato il più piovoso degli ultimi cent'anni, per motivi che abbiamo discusso su queste colonne il 23 aprile scorso.

La Giornata mondiale dell'ambiente dovrebbe servire per far capire ai governi che è urgente affidare alla Scienza i problemi da cui dipende il futuro dei sei miliardi e mezzo di passeggeri imbarcati su questa splendida navicella spaziale che gira attorno al Sole. I problemi da risolvere sono numerosi e di notevole complessità; ne abbiamo più volte parlato su queste colonne.

La riflessione che Berlusconi propose alla Comunità Europea voleva evitare il rischio di perdere miliardi e miliardi di euro adottando decisioni sbagliate. Questo rischio è corroborato dalle novità scientifiche emerse in questi mesi e ignorate dai media. Al prossimo G8 Berlusconi proponga la chiusura della riflessione con un nuovo «Progetto Manhattan» per salvare il mondo dal pericolo di Olocausto ambientale.

sabato 30 maggio 2009